Perché alcuni posti ci piacciono e altri no?

Alcuni luoghi ci suscitano un forte effetto. Molti di noi infatti godono e soffrono di una spiccata sensibilità agli ambienti che li circondano.
Ma come e quanto gli spazi in cui viviamo incidono nelle nostre vite? Come e quanto i nostri spazi ci rappresentano?
A volte le stanze, le case sono nostre estensioni. Abitare un luogo equivale ad esistervi.
Ci sono dei luoghi, degli ambienti, delle architetture che ci fanno sentire bene. Capita di passeggiare per una città sconosciuta e di sentire che ci piace come fosse familiare, che abbiamo desiderio di esplorarla, che i paesaggi che offre fanno affiorare in noi una risonanza, una corrispondenza. Ci sentiamo adeguati a quei luoghi ed essi a noi.
Con le persone che vengono in studio mi capita spesso di rimanere colpito dal racconto e dalla descrizione dei loro spazi personali. Trovo che queste narrazioni siano quasi sempre corrispondenti ai vissuti emotivi di quel momento di vita.
I nostri spazi parlano di noi, di come ci esprimiamo, di come il nostro mondo interno entra in relazione con quello esterno.
È noto, per fare un esempio, che molte persone depresse tendano a non curarsi della propria casa, così come persone molto controllanti siano rigide nel mantenere le cose in una loro posizione prestabilita.
Ho ascoltato persone, incastrate in stretti legami simbiotici, che abitavano case in cui erano state rimosse le porte. Luoghi questi in cui, non solo simbolicamente, era difficile segnare un confine tra sé e l’altro, avere un’intimità, un’identità separata.
E voi che state leggendo che rapporto avete col vostro spazio? Cosa vi dice di voi la vostra casa?
Vi invito a fare un piccolo esercizio.
Sedetevi nella stanza della vostra casa in cui preferite stare.  Posizionatevi in un angolo per voi insolito.
Adesso chiudete gli occhi, fate tre respiri profondi ma naturali, non forzati. Tornate adesso ad aprire gli occhi e ad osservare ciò che vi circonda, immaginate però che sia la prima volta in cui guardate questo spazio.
Indagate con gli occhi come se non conosceste già gli elementi che ci sono.
Chiedetevi adesso quali sono le caratteristiche che vi fanno sentire vostra quella stanza e provate a cogliere in esse un parallelismo con come siete, con la vostra identità.
Capite infine se invece c’è qualcosa che desiderereste eliminare. Anche avere il desiderio di sgomberare, svuotare è importante e ci parla di noi.
Ascoltatevi mentre compite queste operazioni e sentite che effetto vi fa.
Prestate attenzione sia a ciò che vi piace, che è un pezzo di voi, sia a ciò che vorreste togliere.
Perché in fondo come ci dice Vittorio Lingiardi in Mindscapes, Psiche nel paesaggio: “Svuotare è anche crearlo, uno spazio: dentro di noi, rinarrando il passato mentre lo setacciamo. Mentre lo traslochiamo”.
Un po’ come fa il silenzio quando riusciamo a concedercelo, aggiungo io.

Dr. Andrea Costantini
Psicologo

Notizia del : 24-06-2019

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